Dopo oltre due anni di continue flessioni, l’industria italiana mostra un primo, timido segnale di inversione di tendenza.
Con riferimento ad aprile 2025 i dati Istat sulla produzione industriale registrano infatti un aumento dello 0,3% su base annua, al netto degli effetti di calendario. Si tratta di una crescita modesta, che interrompe però una sequenza negativa che si protraeva da 26 mesi.
Il dato, affiancato da una crescita congiunturale (aprile 2025 su marzo 2025) più robusta, pari all’1,0% rispetto a marzo, delinea un quadro in cui la stabilità sembra tornare a prevalere sulla recessione, pur senza indicare ancora una ripresa consolidata. L’analisi dei diversi comparti rivela infatti una dinamica disomogenea, con settori in ripresa e altri che continuano a mostrare segni di forte debolezza.

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Le dinamiche dietro il dato aggregato
L’incremento congiunturale dell’1,0% è il risultato di una spinta proveniente da quasi tutti i principali raggruppamenti di industrie. I beni di consumo segnano la performance migliore con un +1,8%, seguiti dai beni strumentali con un +0,8% e dai beni intermedi con un +0,2%, mentre il comparto dell’energia rimane stabile rispetto al mese precedente. Nella media del trimestre febbraio-aprile, il livello della produzione è aumentato dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti.
Ma è l’analisi tendenziale a offrire le indicazioni più significative sullo stato di salute del nostro apparato manifatturiero. Il dato dello +0,3% annuo nasconde andamenti divergenti. A sostenere la mini-crescita sono principalmente l’energia, con un incremento dell’1,8%, e i beni di consumo, che avanzano dell’1,1%. Questi dati indicano una certa resilienza della domanda interna e una ripresa delle attività energetiche. Al contrario prosegue il calo per i beni intermedi (-0,4%), e soprattutto per i beni strumentali, che arretrano dello 0,7%.
I settori in recupero e quelli in difficoltà
Scendendo nel dettaglio dei singoli settori di attività economica, considerando il dato tendenziale (aprile 2025 vs aprile 2024) il quadro si fa più frammentato. Tra le performance più brillanti spiccano l’industria del legno, della carta e stampa (+4,7%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+4,3%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+3,3%).
Si registrano invece flessioni marcate in comparti di grande rilevanza per l’economia nazionale. Il crollo più vistoso è quello della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici, che segna un -11,0%. Subito dopo si trova la fabbricazione di mezzi di trasporto, con un pesante -9,5%, un dato che riflette le difficoltà di un settore strategico come l’automotive. Anche la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati registra una contrazione significativa pari al 5,0%.
